di Linda Finardi

Il logo che rappresenta la comunità eredibibliotecadonne nasce dal gesto artistico in parte razionale e in parte imprevisto con cui spesso prende corpo il senso psichico. Sono nati così quei segni che sono oggi insieme il “contenitore” più sintetico del significato che ha la comunità, una comunità che prima di tutto è un fatto relazionale cioè basato sulla costruzione di rapporti di affidamento e su interessi e pratiche comuni politico-culturali.

Il logo definisce più piani di relazione connessi fra loro, è questa l’intuizione che ne ha ispirato la creazione, derivante dall’averne fatto esperienza diretta. La “duplicità” che lo caratterizza può avere diverse interpretazioni. Ricorda, lontano dalle tendenze semplificatrici, il ritorno alle forme elementari, ai caratteri essenziali della primordialità: l’archeologa Marija Gimbutas ci racconta come statuette di gemelle siamesi siano state concepite e realizzate per tutto il Neolitico e oltre, per rappresentare il carattere ciclico della Dea nei suoi aspetti estivo/invernale e quindi della ciclicità della natura. Come anche ricorda una donna riflessa allo specchio che riporta all’idea di coscienza, della riflessione ma anche dell’autoriflessione.

Questi autori sono comunque donne. Non importa se vi sono differenze culturali o d’età o di religione, ci accomuna il sesso, l’essere donne con la consapevolezza di poter essere le analiste più attente di questo tempo ma anche il motore di trasformazione dell’esistente se desiderato. Il logo intende significare in questo modo proprio la differenza femminile nei luoghi che abitiamo e nei contesti in cui ci realizziamo, in particolare all’interno dell’ordine simbolico dell’appartenenza alla comunità di donne.

Le figure ritratte sono in relazione. Un intimo legame rende possibile l’ascolto e la comprensione, l’attivazione di processi non solo mentali da cui possono nascere idee e parole utili ad immaginare e definire il mondo, ma anche processi operativi con effetti evidenti sul mondo. Dalla relazione con l’altra traiamo conoscenza, competenza e forza per relazionarci alle altre donne e uomini, ciò è illustrato dalla spirale all’altezza della mente comune alle due donne, la quale intende significare uno stato di coscienza e di conoscenza insieme che è insito nei membri della comunità.

La coppia non è altro che l’unità minima per la messa in moto dello scambio creativo nelle pratiche politiche e culturali. Dalla coppia non scaturisce una “doppia visione” quanto piuttosto una visione aumentata, che va oltre la sommatoria delle parti e da cui prende forma una prospettiva diversa da quella che si avrebbe guardando il mondo con un solo corpo. Permette, questa unione, la costruzione di una realtà più complessa, ma anche più “vera”, più protetta dal rischio dell’errore e dell’illusione. L’essere giunte in comunione porta il vantaggio di poter vedere più elementi, con connessioni e disconnessioni, restituendo una visione unitaria e si spera più corretta dell’esistente e di se stessi, come porta, attraverso un processo di interazione circolare, il vantaggio di modellare l’eterogeneità e la variabilità del mondo auspicato.

Nel logo che ci rappresenta è impressa quindi la qualità necessaria della relazionalità come costituente, una condizione preindividuale che permette il passaggio della relazione da fenomeno transuente a fenomeno  immanente, capace di mettere in comune il bene, prima di tutto delle donne.

 

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